I ricordi più lontani che ho impressi nella mente sono tutte le volte che i miei compagni di scuola mi chiamavano ballerina.
Fare la ballerina, in effetti, sarebbe stato il mio desiderio più grande, ma essendo nata a Civita, ridente paesino in Calabria, dove si contano mille anime compresi galline e maialetti, risultò molto difficile intraprendere questa carriera. Anzi questo desiderio peccaminoso era proprio da evitare, io ero nata per fare la moglie e la mamma. Per cui il percorso da imparare era come fare l’uncinetto, altro che ballare. I calli te li fai venire sulle dita e non sui piedi. Ma non mi sono mai arresa, appena potevo ballavo e ballavo. Il mio papà era emigrante in Germania, veniva a trovarci un paio di volte l’anno e suonava l’organetto e adorava ballare con me, tra valzer, mazurche e polche ci divertivamo un sacco. E’ morto da emigrante mio papà a soli 34 anni e così tutto diventò più difficile, anche ballare. Quando ci lasciò eravamo 3 donne, c’era Wonder Woman la mia mamma bellissima, io e mia sorella ovvero 2 piccole di donne di meno di 10 anni. La mamma aspettava un altro bimbo, che papà non avrebbe mai visto, ed è arrivata un’altra gioia, femmina. Una famiglia di 4 donne, dove l’orgoglio di essere donna risuonava altissimo.
Andai comunque avanti a fare la moglie, ma ero troppo giovane ed il matrimonio fallì inesorabilmente. Per mia fortuna conobbi un uomo meraviglio al quale dedicai 18 anni della mia giovinezza. Un amore grandissimo che auguro a tutte le donne di provare. Si può immaginare il dolore provato quando un tumore me lo portò via.
Sconvolta e distrutta persi un anno della mia vita a piangere e disperarmi, allora avevo già 44 anni, perchè non sapevo come affrontare questo dolore. Ma un giorno una mia cara collega mi coinvolse nella ricerca di qualcosa da fare per divertirsi un po’. La scelta era sulla pole dance. Si lo so vedendomi uno può dire “e quando mai ti arrampichi sul palo!”. Mentre guardavamo varie proposte ne arrivò una relativa a corsi di burlesque! Eccolo – dissi- ho trovato cosa voglio fare! Io voglio sentirmi di nuovo Donna e pronta a mordere la mia vita ancora, mica sono finita, ho ancora tanta passione dentro me!
Incominciai e mi divertii tantissimo. Il motivo più importante era perché riprendevo a ballare, il sogno della via vita. Passai un anno a divertirmi con tutti, uscivo con due amiche tutti i sabato sera e ballavo tutta la notte. A quel punto niente mi poteva fermare, presi anche a ballare latino, svolta importantissima perché incontrai di nuovo l’amore! Chi poteva pensare che avrei potuto innamorarmi ancora, ma è stato così. Un uomo splendido, cubano, che balla anche con me.
A questo punto volevo qualcosa di più e decisi di frequentare proprio una scuola, fu così che incontrai la Cave du Burlesque. Qui le cose si fanno sul serio: incontri dedicati alla ricerca del nome d’arte, come riempire gli spazi di un palcoscenico, come fare un playback, come truccarsi in scena e fuori, insomma tutto ciò che serve per essere una vera performer.
Frequentavo tutti i corsi, di qualsiasi genere, ero affamata di imparare tutto, perché mi rendevo conto di non aver mai fatto corsi artistici e non sapevo niente di questa vita. Ho bruciato tutte le tappe dopo un anno ero stanchissima ma euforica, avevo il mio primo act La Mela ed il mio nome d’arte Spicy Apple, che ho sentito subito mio perché Mela è già il nome che mi danno tutti, come diminutivo di Carmela.
Adesso, dopo 7 anni, calco le scene con un successo inaspettato, io so di dare il meglio di me, ma non mi spiego come mai il pubblico entri dentro le mie storie burlesque e le viva con me. Mi dicono che sia talento e spontaneità, io non finirò mai di ringraziarli.
I ringraziamenti più grandi vanno però ad Emilio Pappalardo, il preside della scuola, che ha creduto in me e mi ha letteralmente buttato in scena e a Lily Le Ludique splendida maestra e coreografa che sa rendere le mie idee in act meravigliosi.
Questa è la piccola storia di Spicy Apple. La voglio dedicare a tutte le donne, di tutte le età , di tutte le taglie, di tutte le estrazioni sociali. Non vi arrendete ai vostri sogni, coltivateli con amore e rendeteli realtà. Non fatevi mettere con le spalle al muro, voi siete vita e orgoglio di voi stesse.
Grazie a Carmela, che conosco dagli anni della Cave e che si contraddistingue per la sua spontaneità e ironia. Grazie anche per aver voluto condividere la sua storia e i momenti così intimi della sua vita, cosa non sempre facile da affrontare. Anche in questo caso il valore del burlesque ha dato i suoi frutti riscoprendo gioia di vivere, ballare, femminilità e successo per la propria passione. Quindi, come dice lei, non mollare mai, ma crescere, formarsi con passione e impegno. Grazie ancora e credo a presto… vero?
Cristiana De Giglio