Sinceramente non ci avrei mai pensato. Certo, l’avevo sempre sognato, in astratto, ma credevo che sarebbe rimasto soltanto un desiderio, e, invece, tramite un’amica giornalista, mi è arrivata la richiesta del curatore di una collana, edita da Gremese, dal titolo “Eros e…” …. Mi si chiedeva di scrivere un libro sul burlesque; quindi: “Eros e burlesque”.
Mi è piaciuta subito l’idea di raccontare il burlesque da “insider”, ovvero da addetta ai lavori, ed ho sottolineato gli aspetti che potevano interessarmi in quanto tale.
Non mi sono limitata a raccontare i fatti; essendo il burlesque un’arte portata avanti dalle donne, ho raccontato le loro storie: storie di pioniere, quando ancora chi si esibiva veniva marchiata dallo stigma… Parliamo, infatti, di un’epoca in cui le donne erano perlopiù casalinghe, al massimo maestre di scuola o segretarie, ed esibirsi senza veli era un po’ come scappare con il circo. Insomma, scrivendone, ho sentito di far parte di una storia bella e complessa, che mi piaceva divulgare.
Lavorando a questo volume ti sei imbattuta in qualche particolare della storia del burlesque che non conoscevi o di cui sei rimasta meravigliata?
Assolutamente! Conoscevo – come molti, grazie alle varie (ma non troppe) pubblicazioni sul tema – la storia a grandi linee, ma approfondendo sui testi americani, ho tirato fuori diverse cose sorprendenti… Ad esempio, nella Broadway degli anni 20, tra le ballerine della nota rivista Ziegfeld Follie c’erano nomi come la futura star di Hollywood Barbara Stanwyck o la splendida Luise Brooks, detta Lou Lou.
In piena epoca golden age invece ho incontrato la storia di Lily St. Cyr, vera femminista ante litteram: ha avuto diversi mariti che puntualmente le chiedevano di rinunciare alla sua carriera e allo spogliarsi in pubblico; ma lei rispondeva sempre con un bel divorzio.
Più avanti il burlesque evolve ancora una volta e passa da coreografie eleganti, danzate e pulite, ai movimenti audaci ed esplosivi di Tempest Storm e Dixie Evans, copia in versione “burlesque” della più nota Marilyn Monroe.
“Un’arte che seduce gli uomini e affascina, sempre di più, anche le donne”, questa la frase che fa da sottotitolo ad “Eros e Burlesque”. Per te qual’è il motivo per cui quest’arte è riuscita a crearsi una grossa fetta di pubblico femminile?
Il burlesque nasce come genere “per soli uomini”, ma una volta recuperato e tirato fuori dalla “naftalina” del passato, grazie all’ondata di revival contemporaneo, acquisisce una nuova consapevolezza e diventa una performance di rivendicazione femminile, in cui ci si mostra per come si è: coi propri difetti, con la propria unica personalità e, soprattutto, col proprio personale concetto di erotismo, senza voler compiacere l’uomo, ma prima di tutto per se stesse. Le donne che assistono agli spettacoli di burlesque riconoscono il proprio universo femminile e si identificano, creando empatia.
Insieme alla performer Scarlett Martini hai fondato la “Rome Burlesque School”, dove si svolgono corsi per principianti e professionisti e vengono ospitati diversi artisti internazionali per lezioni speciali. Quando e come ha preso vita questo progetto con Scarlett?
Pensa che è successo in camerino! In quel periodo ci incontravamo spesso e sentivo istintivamente, tra noi, una certa somiglianza di fondo, un modo simile di guardare alle cose, una curiosità che andava oltre l’universo burlesque… Così, azzardai la proposta di collaborare e creare insieme una scuola, o almeno dei corsi, dal momento che entrambe insegnavamo e che, forse, unire le forze avrebbe potuto giovare a entrambe. Certo, adesso mi rendo conto che poteva andar male, potevamo non andare d’accordo e sarebbe stato seccante troncare i rapporti con una collega di lavoro, ma così non è stato, anzi…
La nostra unione ha dato sin da subito ottimi risultati, siamo molto complementari e siamo riuscite a trovare ognuna il proprio spazio, confrontandoci su tutti gli aspetti.
Un’unione fortunata, che vedrà a gennaio la coronazione di un piccolo sogno: apriremo una sede tutta nostra nel cuore di Prati, il quartiere della Capitale in cui vivo da diversi anni.
Uno spazio molto bello che abbiamo creato a nostro gusto… e non vediamo l’ora di mostrarlo!
Perché hai deciso di intraprendere il percorso dell’insegnamento?
Perché mi piacciono le sfide… non pensavo di avere qualcosa da insegnare, invece alla prima richiesta ho accettato e ho scoperto non solo che avevo molto “da dare”, ma che come si suol dire, mentre si insegna si “apprende”!
Nell’ultimo periodo la tua vita è decisamente cambiata, dall’armeggiare con piume e ventagli sei passata all’allattamento ed al cambio del pannolino. Come vive la gravidanza una burlesque performer?
Non posso parlare a nome di tutta la categoria, ma posso raccontarti la mia esperienza. Il burlesque esalta la femminilità e la gravidanza ne è l’espressione più alta, per questo l’ho subito sentita come una naturale conseguenza. Infatti per me è stata una gravidanza voluta. Ho una relazione stabile da sei anni ed il mio compagno, ora mio marito, era l’uomo giusto, quello che volevo al mio fianco in questa esperienza. Insomma era il momento ideale. Anche lavorativamente sentivo di aver raggiunto una certa stabilità, quella che poteva darmi la sicurezza per affrontare il tutto con serenità. La gravidanza, il parto ed ora i miei bambini, sono stati parte di un percorso meraviglioso, che non credevo potesse darmi tanta felicità. Oggi mi sento più completa: i figli ti aiutano a vedere le cose nella prospettiva corretta, a dare valore alle cose essenziali, a centrarti di più.
Oggi, dopo una giornata di lavoro, l’idea di tornare a casa e trovare i miei amori ad aspettarmi, mi riempie di gioia e mi dà la grinta per fare sempre meglio e sempre di più! Insomma, se l’avessi immaginato probabilmente li avrei cercati prima!
Per una donna abituata a mostrare il proprio corpo e relazionarsi con la sua fisicità è stato difficile attraversare nove mesi in cui avviene un costante cambiamento?
E’ stato affascinante notare i graduali cambiamenti nel mio corpo; il seno sin da subito, poi la pancia, ed insieme a loro si modificava tutto: la reazione agli odori, l’appetito, anche la psiche, creando quel rapporto speciale che ogni donna stabilisce con l’immagine del piccolo che porta in grembo, anche se ancora non lo puoi vedere, un po’ come parlare con l’amico immaginario. Una sorta di appartenenza profonda, che ti prescinde. E’ stato pazzesco. La mia poi è stata una gravidanza “speciale”, ovvero gemellare…questo implica, come vuole la parola, “il doppio” di tutto: tutto raddoppiato, nausee, peso…è considerata una gravidanza “a rischio”, perché molto più delicata delle altre, eppure io l’ho vissuta con naturalezza. Il corpo è una macchina straordinaria ed è stato tutto fisiologico, tutto più semplice di quello che immaginavo, persino il parto di cui avevo una paura fottuta, nonostante la sicurezza di un taglio cesareo. Ho vissuto tante emozioni, dal sentire che il tuo corpo non ti appartiene più perché appartiene a loro “che ti abitano”, al percepire i loro movimenti come una sorta di linguaggio, fino alla rottura delle acque da parte di uno dei due, per poi vederli finalmente. Stupirsi di aver creato due esserini completi, perfetti: “ma come ho fatto?” Boh….
Fino alla vera e propria nostalgia del pancione, a quel momento in cui appartenevano esclusivamente a me, prima che fossero “del mondo”, e quindi non più tuoi. Insomma potrei andare avanti per ore, ma solo chi ha vissuto questa esperienza può capire di cosa parlo.
Non è un segreto che molte showgirl rinunciano alla maternità per la carriera. Credi che per le donne i figli siano davvero un ostacolo oppure è possibile vivere entrambe le esperienze senza dover escludere per forza una delle due?
Penso che una certa mentalità maschilista voglia che sia così, quasi per limitare la donna in un unico ruolo, mentre noi sappiamo che è possibilissimo essere “multitasking”, e riuscire in più ruoli contemporaneamente.
Non solo: è come voler limitare le esperienze possibili nella vita, come a dire che bisogna scegliere tra avere una relazione o una carriera, sposarsi o avere una carriera, viaggiare o avere una carriera… sembra assurdo no?
Quando smetteremo di domandarcelo, saremo veramente una società paritaria.
Inoltre, credo che la prospettiva di crescita professionale sia legata alle reali capacità della persona e non al suo status personale. Con questo voglio dire che conosco molte donne con un orizzonte lavorativo limitato, nonostante non abbiano figli, e diverse donne di successo con i figli. Non si dovrebbe nemmeno pensare di dover scegliere. Come mi ha detto la zia di mio marito: “I figli si inseriscono nella vita”.
Stai già pensando al ritorno sulle scene o pensi di dedicarti per un periodo ai tuoi gemellini?
A ulteriore riprova del discorso precedente ti racconto una cosa: durante la gravidanza mi terrorizzavano dicendomi che per riprendersi fisicamente da un cesareo occorrono mesi; così, avevo spostato tutti gli impegni lavorativi ad aprile, convinta di aver bisogno di tempo. Invece, le esperienze sono sempre soggettive!
Io a tredici giorni dal parto ho affrontato un provino per un ruolo che prevedeva una scena di nudo, e non solo mi hanno presa, ma a venti giorni dal parto ero tornata come prima e nessuno sul set voleva credere che avevo appena avuto una gravidanza gemellare. Questo per dire che ho già ripreso a lavorare e riesco a concedermi anche delle date fuori Roma, grazie al supporto di mia madre e di mio marito.
Per fortuna ho anche il tempo di godermi i miei figli, visto che il mio lavoro mi permette di gestire il tempo come desidero o di lavorare solo la sera.
Concedici un’ultima curiosità. Tuo marito è un sostenitore dell’arte del burlesque o qualche volta vorrebbe che ti dedicassi solo alla parte più “casta” del tuo mestiere?
Mio marito è nato e cresciuto in una famiglia impegnata politicamente e sua mamma e le sue zie sono delle vere femministe: hanno lottato in prima linea per i diritti delle donne… Quindi, i suoi valori sono certamente diversi da quelli del maschio medio!
Lui mi sprona sempre a fare ciò che mi fa star bene, a volte sacrificandosi in prima persona per questo. Insomma, posso dire che mio marito è il segreto del mio successo!