di Maria Giovanna Tarullo
Performer di Burlesque, costumista e show girl televisiva italiana, Eve La Plume ha contribuito a rilanciare il Burlesque in Italia, aggiungendo una nota dolce e delicata.
Bellezza lunare e quasi eterea, ha iniziato a esibirsi alla fine del 2005 e nel 2008 è arrivata al Summer Jamboree come artista del Burlesque Show, dando un saggio dell’arte della seduzione in stile e della sua ironica giocosa scanzonata parodia.
Negli anni successivi si è imposta all’attenzione mediatica anche partecipando a trasmissioni televisive, prime fra tutti quelle di Chiambretti e trasmissioni radiofoniche. Ha primeggiato in importanti riviste nazionali tra cui Playboy, Kult, Maxim, MarieClaire, Amica, Donna Moderna, Diva e Donna, Silouette Donna, Grazia, Chi e avuto spazio in quotidiani a tiratura nazionale.
Nel maggio 2011 Vanity Fair le dedica un servizio di cinque pagine, definendola la Regina del Burlesque in Italia. Ha partecipato a diversi eventi privati tra cui il prestigioso Ballo del Doge a Venezia e da qualche anno rientra d’onore nel cast della “Hottest rockin’ holiday on Earth” come presentatrice.
Burlesque News ha fatto quattro chiacchiere con Eve La Plume, cogliendo l’occasione per parlare insieme ad una delle più importanti Performer di Burlesque in Italia dell’evoluzione di quest’arte nel corso degli anni.
Sei riconosciuta come la prima Performer di Burlesque in Italia. Come ti sei avvicinata a quest’arte?
Spesso sottopongo ai miei amici le mie nuove idee. Nel 2005 l’idea di portare in scena uno spettacolo dal sapore antico che trattasse la femminilità di inizio ‘900 e che mostrasse il lato ironico della seduzione, lasciava tutti piuttosto perplessi e la perplessità altrui è per me sempre un buon inizio. Come gli altri, nemmeno io conoscevo il burlesque né come nome né come genere. Mi sono esibita la prima volta chiamandolo “lo spettacolino”. Tre mesi dopo ho visto Dita Von Teese al tg e finalmente ho dato un nome alla mia idea.
I costumi e le scene sono le grandi protagoniste dei tuoi show. In quale modo ti approcci alla creazione di uno spettacolo?
Intorno alla mia passione per l’estetica e per la bellezza delle cose gira tutta la mia vita. La creazione di un nuovo spettacolo è spesso il risultato di mesi di osservazione. I miei spettacoli sono dei microcosmi estetici in cui riverso tutto il mio immaginario. E se nella vita il limite estetico è senza dubbio il dover vivere (sarebbe difficile uscire di casa cavalcando un cavallo a dondolo), sul palcoscenico non ci sono limiti.
Grazie al tuo lavoro pre-Burlesque sei legata a doppio filo sopratutto con i costumi. Raccontaci dell’altro aspetto del tuo lavoro: l’insegnamento.
Da anni sono docente all’Università Naba di Milano. Le lezioni trattano la storia del costume dalla nascita dell’alta moda fino ai floridi anni ’50 per poi creare dei costumi che rievochino gli abiti d’epoca. Il mio corso è rivolto a ragazzi che arrivano da tutto il mondo e questo è l’aspetto che preferisco.
Amo scoprire come ogni cultura porti con sé un proprio concetto di bellezza e mi diverte vedere come ogni persona appartenente a quella cultura lo dia per scontato.
Nel 2008 hai esordito come burlesque performer sul palco del “Summer Jamboree” ed ora ti ritroviamo a quasi dieci anni di distanza a presentarlo. Come hai vissuto questa nuova avventura? Le emozioni sono state le stesse di un tempo?
Nel 2008 la serata burlesque del Summer Jamboree è stata per me molto importante. Mi sentivo così padrona del palco che potevo concedermi il lusso di divertirmi senza riserve. Il mestiere di presentatore è molto diverso dal mio abituale ruolo di performer. E in tutta onestà riconosco di non avere, per questo nuovo ruolo, grande talento.
Ho cercato di compensare a questa mancanza confezionandomi dieci abiti da gran sera, vestendo ogni giorno la paura e il disagio di pizzi e lustrini e mascherando ogni inciampo verbale con strascichi e sottogonne. Apparire bella ma scema è molto meglio che sembrare sciatta e scema.
Hai condiviso la scena con un’altra protagonista indiscussa del Burlesque in Italia, Grace Hall. E’ stato difficile far convivere sul palco le vostre due anime artistiche?
Io e Grace siamo senza dubbio due primedonne. C’era il rischio che ci trovassimo sul palco a pestarci i piedi o dietro le quinte a strapparci i capelli, ma non è successo. Ho molto apprezzato Grace come persona e come compagna di lavoro. Grace è onesta, dice sempre quello che pensa ed è capace di incoraggiare gli altri nei momenti difficili.
Quali cambiamenti, sia positivi che negativi, cogli tra la scena degli inizi del burlesque e quella odierna?
Una sostanziale: nel 2005 il burlesque qui in Italia lo dovevo spiegare, a distanza di 12 anni il burlesque qui in Italia lo devo difendere!
Vogliamo lanciarti una provocazione. Secondo Eve La Plume qual’è il confine da non varcare mai per trasformare uno spettacolo di burlesque in qualcos’altro tradendo così lo spirito di questa meravigliosa arte?
Mai spingersi oltre il Buon Gusto, è certo questo il confine da non varcare mai. Sembra ovvio, ma se davvero si applicasse questa semplice regola non esisterebbero mortificanti brutture alle quali spesso assistiamo.
Sei una delle performer che ha collezionato più ospitate ed esibizioni televisive. Come viene accolta l’arte del burlesque all’interno del panorama della tv italiana?
Come sempre è importante scegliere in contesto adeguato, questo vale per ogni forma di spettacolo. Nel giusto contesto televisivo il burlesque è valorizzato, nel contesto sbagliato è spesso usato come pretesto per affrontare temi pruriginosi. Per questa ragione credo di essere quella che ha declinato più ospitate televisive tra tutte le performer.
A proposito di tv siamo curiosi di sapere, durante i tuoi show nelle varie edizioni del “Chiambretti Night” ti è mai capitato di essere protagonista di qualche stuzzicante retroscena?
“Quello che succede dietro le quinte rimane dietro alle quinte” diciamo sempre, parafrasando il detto d’oltreoceano…Posso però raccontare un episodio accaduto in scena che ci aveva divertiti. Era una puntata in cui era invitato l’ex monsignor Milingo, come sempre l’intervista era intervallata dalle incursioni danzati della splendida Danah Matthews.
Tutto procedeva come da copione quando durante il primo balletto di Danah dal pubblico si alza la la moglie di Milingo, Maria Sung, che ingelosita e infuriata, cerca di portare fuori dallo studio il marito. Ricordo il commento di Diego Abatantuono : “Non ti dovevi sposare!” Naturalmente quel giorno io poi non sono andata in scena.
Dove potremmo incontrarti prossimamente?
Mi piace molto andare al mercato il venerdì mattina!!!